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28 mar 2009

IL LAZIO RISCHIA L'EMERGENZA RIFIUTI.

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«Il Lazio rischia l’emergenza rifiuti»
di Tiziana Paolocci

Quaranta comuni del Lazio rischiano di affondare sotto montagne di rifiuti. A lanciare l’allarme è il presidente di Federlazio Ambiente, Bruno Landi, che ieri ha partecipato all’incontro presso l’enoteca Palatium, per fare il punto sul problema delle amministrazioni morose nei confronti delle aziende di smaltimento. Un quadro drammatico, che evidenzia un debito complessivo da parte dei comuni di 230 milioni di euro. La capitale, però, secondo il sindaco Gianni Alemanno, non corre il «rischio Napoli», nonostante nella lista di chi detiene il maggior debito, compaia proprio Ama Spa, società partecipata al 100 per cento dal Comune di Roma, che deve a Colari, il consorzio che gestisce la discarica di Malagrotta, 124 milioni di euro.«Se la situazione rimane come oggi, il 1 aprile i camion dell’Ama non potranno più conferire a Malagrotta e nei cassonetti cittadini potrebbero rimanere 4.500 tonnellate di rifiuti al giorno, ovvero 20 mila metri cubi di immondizia», denuncia il direttore generale della Federlazio Giovanni Quintieri.«Ama sta trattando le modalità di estinzione del proprio debito - ribatte l’azienda - pertanto l’eventuale sciopero paventato non coinvolgerà il territorio del Comune di Roma, dove la raccolta sarà del tutto regolare».«Stiamo cercando di fronteggiare la situazione - aggiunge Alemanno -. Garantiremo in ogni modo il servizio e assolutamente non si arriverà alla chiusura di Malagrotta. Non scherziamo. L’azienda è in grado di sostenere le richieste della Colari e quindi di gestire un debito che abbiamo ereditato dalla precedente amministrazione. Purtroppo per molto tempo non sono stati pagati i canoni».Ammesso che le operazioni annunciate dal primo cittadino vadano in porto, il problema del blocco dei rifiuti in discarica, resta per gli altri 39 comuni dell’hinterland. La maglia nera spetta a Pomezia, con oltre 9 milioni, Nettuno con oltre 8,5 milioni di debito, Mentana e Fonte Nuova con quasi 6 milioni, Palombara Sabina e Monterotondo con quasi 5,5 milioni e Latina con oltre 4,7 milioni. Nella lista anche Tivoli, Asp Ariccia, Asp Ciampino, Rocca di Papa, Castelgandolfo, Castel Madama, Cittaducale e Subiaco.«La situazione è “satura” - spiega il direttore generale di Federlazio Giovanni Quintieri - lo scorso 16 marzo abbiamo inviato una lettera alla Regione Lazio, ai presidenti delle province, ai prefetti, all’Anci e a tutti i comuni interessati e già l’11 dicembre avevamo iniziato a sollecitare la Pisana, chiedendo il suo aiuto. Ma non abbiamo riscontrato alcuna sensibilità in tal senso». «I veri debitori - ha continuato - sono i comuni, ma la Regione ha la responsabilità di determinare le tariffe, autorizzare le discariche e quindi non se ne può lavare le mani».Anche per Donato Robilotta, capogruppo Sr alla Regione, Marrazzo ha il dovere di intervenire per risolvere «un’emergenza ambientale che è sotto gli occhi di tutti». «Ho fatto inserire personalmente in finanziaria una norma che consente alla Regione di anticipare le somme dei comuni morosi - dice Robilotta -. Basterebbe applicarla. Non vorrei che tra qualche giorno le immagini delle città laziali sommerse dai rifiuti facciano il giro del mondo per l’inerzia di un commissario-presidente che non riesce a decidere».Il sindaco di Fiumicino, Mario Canapini, intanto ha assicurato che entro la prossima estate il suo comune sarà in grado di dare quanto dovuto. «Va precisato che all’inizio del mio primo mandato, cinque anni fa - sottolinea - il nostro debito ammontava a oltre 5 milioni di euro. Oggi siamo riusciti a ridurlo a circa 600 mila euro».

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