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1 feb 2008

SENZA IL "QUOZIENTE FAMILIARE" IMPOSSIBILE PENSARE AD UNA VERA RIFORMA FISCALE

L'assenza di un Fisco a misura di famiglia è uno dei punti di debolezza più eclatanti della normativa fiscale italiana.
Nonostante gli slogan propagandistici, la politica di Visco e Padoa Schioppa si è clamorosamente esaurita in una spolverata di detrazioni qua e là, in pratica si è trattato di sconti "apparenti" quasi impalpabili oppure del tutto inaccessibili ai cittadini contribuenti.
Infatti la scelta di fondo di affidarsi al sistema delle detrazioni è di per sè criticabile per il mantenimento di aliquote nominali artificiosamente elevate.
Quindi esattamente agli antipodi di quanto ci chiede a chiare lettere l'attuale contesto economico, con costi crescenti per le famiglie e propensione al consumo "ad intermittenza".
L'importanza fondamentale di alleggerire il carico fiscale in capo alle famiglie per ridare vitalità ai consumi è stato sottolineato anche da Mario Draghi nel corso del suo recente intervento al Forex di Bari.
Sulla famiglia poggia la possibilità di alimentare la domanda interna. Dalla famiglia, dunque, occorrerà partire per rivedere l'attuale normativa fiscale.
Occorre lavorare a un Fisco "formato famiglia". Un modello, cioè, che consenta il pagamento delle imposte personali dirette in base all'unità familiare.
All'estero non mancano interessanti esempi ed esperienze legislative che sarebbe folle continuare ad ignorare.
Come quella francese del "quoziente familiare", che consiste nel sommare tutti i redditi dei diversi componenti familiari e poi dividere la somma per un apposito quoziente.
Il quoziente, a sua volta, è il risultato di più coefficienti, opportunamente assegnati a ciascun familiare.
Pleonastico dire che, a seconda di come sono "tarati" i vari coefficienti, si otterranno effetti diversi.
In questo modo, alleggerendo il carico sulle famiglie con più redditi, si incentiverà ad esempio la partecipazione femminile al mercato del lavoro.
Oppure, manovrando sul coefficiente attribuito dal secondo figlio in poi, si potrà accrescere il beneficio fiscale per le famiglie che scelgono di non fermarsi al figlio unico.
Infine, la famiglia dovrebbe funzionare a tutti gli effetti come un piccolo "consolidato fiscale", e consentire la compensazione tra poste di segno opposto all'interno dello stesso nucleo familiare.
Anche se può apparire un uovo di Colombo, questo significherebbe eliminare situazioni scomode e molto diffuse in cui un familiare paga le tasse, arricchendo lo Stato, mentre un altro familiare che finisce a credito d'imposta finanzia lo Stato.
Dalla sinistra, con la scusa della perdita di gettito, il "quoziente familiare" è stato sempre accantonato.
Non resta quindi che sperare che ci pensi qualcun altro, meno pauroso di tagliare gli sprechi e la spesa pubblica eccessiva per finanziare riforme serie.
Raffaele Dr. DALESSANDRO

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