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29 nov 2007

Articolo importante

IL TIRA E MOLLA SULLA FEDERAZIONE


Il progetto di federazione del centro – destra è diventato un tormentone sinceramente stucchevole.
Se il Partito Democratico , caso unico in Europa, nasce grazie alle primarie, pur essendo un’operazione di vertice, il centro destra, pur essendo più coeso nell’opinione comune degli addetti ai lavori, non riesce a colmare il debito che ha contratto con i suoi elettori e sostenitori durante la manifestazione del 2 Dicembre 2006 dove più di un milione di persone sono scese in piazza contro il governo Prodi ma anche per un centro destra più coeso.
Credo sia l’unico caso non solo in Europa ma nel mondo intero in cui gli elettori di un coalizione siano più avanti dei vertici sull’idea di unire sempre di più le forze attraverso un coordinamento più stretto che comprenda tutti i livelli istituzionali e organizzativi; un’ idea di insieme che viene continuamente caldeggiata da Fini, ripudiata da Bossi, contrastata da Casini e palleggiata da Berlusconi.
Dal canto suo il presidente di An Fini ha deciso di sottrarsi da questa ipocrisia dilagante che utilizza il sogno della federazione come aspettativa senza un progetto e senza una scadenza temporale, per non parlare del miraggio del partito delle Libertà che viene puntualmente consegnato nelle mani del “povero Adornato” per tentare di renderlo attuabile attraverso un piano di lavoro che viene puntualmente sfumato e lasciato cadere ogni volta dai vertici della Casa delle Libertà..
Le ragioni di questa realtà che è sotto gli occhi di tutti è più semplice di quanto si possa pensare.
L’individualismo come prerogativa generale di una destra che non vuole rinunciare minimamente ad un pezzetto di sovranità particolare nel panorama politico; la difesa della Lega di un alto consenso concentrato in poche regioni del nord per cui confluire in un contenitore più grande rischierebbe l’annacquamento di alcune battaglie importanti come il federalismo e l’autonomia, quantomeno fiscale, della Padania ed il potere di interdizione che piace tanto a Casini e all’Udc che verrebbe meno in una federazione dove le decisioni verrebbero prese collegialmente secondo criteri maggioritari.
Questi interessi, seppur legittimi, vanno a cozzare contro un elettorato che è unito da una visione ordinata della vita , da un federalismo compatibile , da tradizioni cattoliche liberali sociali e popolari e dalla convinzione che il mercato globale debba essere mitigato attraverso un’economia sociale di mercato che , tradotto in termini più espliciti, vorrebbe dire scelte politiche in grado di promuovere un liberismo dal volto più umano.
L’ imbuto in cui si trova il centro destra e questa sua contraddizione di fondo può essere superata solo attraverso una specularità del quadro politico; un’accelerazione che può provenire dal successo della nascita del PD proprio nella sua visione e vocazione maggioritaria.
Se il partito di Veltroni vedrà realizzate le sue ragioni tutto cambierà; se, al contrario, sarà un fallimento nulla sarà come prima ed è presumibile una decomposizione –ricomposizione dei due poli.
Il rischio è altissimo nel centro destra se il governo Prodi riuscirà a girare la boa della finanziaria e se l’effetto calamita del PD dovesse sortire qualche effetto.
Lo sgretolamento non colpisce solo la maggioranza di questo governo litigiosa e inconcludente ma pur sempre unita dalla gestione del potere e dall’antiberlusconismo.
Il logorio colpisce anche questa minoranza, ora maggioranza nel Paese , più preoccupata a scommettere su spallate che non sortiscono alcun effetto e sorda dinanzi al messaggio forte e chiaro che proviene dal suo elettorato:
INSIEME , UNITI AL GOVERNO DELL’ITALIA!

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